Uranio impoverito

URANIO ‘IMBORGHESITO’ – serie documentario sull’uranio impoverito

Quanto fa male l’uranio impoverito? Secondo la NATO zero, poiché è poco radioattivo. Strano però che durante l’operazione Allied Force, come vedremo in una delle puntate del documentario che vi propongo, gli americani lo armeggiavano con tanto di tute anti catastrofe nucleare, mentre ai cari alleati li lasciavano respirare quelle polveri devastanti.

Perché sì, radioattivo è poco radioattivo, ma quando i forti impatti dei proiettili lo trasformano in polveri, e queste polveri ti finiscono nei polmoni, o te le bevi attraverso le falde, quella ‘poca’ radioattività poi te la porti dentro tutta la vita e ogni particella ti spara un raggio alfa ogni due ore contro le cellule interne finché non ti prendi un tumore da qualche parte e muori.

Ma gliene frega niente a nessuno? Avete visto manifestazioni contro l’uranio impoverito? Ci sono in giro verdi che si scandalizzano? Greta è pervenuta? Va bene se la Gran Bretagna adesso lo vuole inviare alle forze armate ucraine?

Ecco perché questa nuova serie l’ho voluta chiamare ‘Uranio Imborghesito’, giocando di parole. Perché nei confronti di questo tema stiamo dimostrando un atteggiamento molto borghese, di chi si adagia nella propria tranquilla e ordinata vita dove tutto appare più o meno sotto controllo: “A sì, fa male? Ma mica lo respiro io, che m’importa”.

Prima puntata

Hanno ragione a dire che l’uranio impoverito non è pericoloso. Infatti è molto più che pericoloso. PERICOLOSISSIMO. Ma siccome è un prodotto di scarto delle centrali nucleari, siccome non sanno dove metterlo, siccome funziona bene per rinforzare i proiettili, siccome di norma lo sganciano gli americani, che vivono su un altro continente e non lo respirano loro…

Seconda puntata

Lo sapete perché l’OMS insabbia tutte le indagini sull’uranio impoverito e dà ragione alla NATO quando si discute della sua pericolosità?
Perché nel 1959, su insistenza degli Stati Uniti, firmò un accordo con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, dove si stabiliva che qualora una delle due organizzazioni avesse voluto pubblicare un qualsiasi documento sulla radioattività e le sue conseguenze, avrebbe dovuto prima consultarsi con l’altra e, laddove l’altra organizzazione non fosse stata d’accordo, se ne sarebbe impedita la pubblicazione.

Secondo voi, che probabilità c’è che l’AIEA possa accettare studi negativi sull’uso di un prodotto di scarto dell’industria nucleare, quando per conservarlo si spendono fior di quattrini, mentre l’industri militare te lo compra a caro prezzo e ci pensa lei a ‘smaltirlo’?

Terza puntata

Segui gli approfondimenti sul canale Telegram

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *