Gheddafi

10 anni senza Gheddafi, ovvero: era meglio quando era peggio

Certo, nessuno sano di mente farebbe mai un’apologia di Muammar Gheddafi solo perché ricorre il primo decennio dalla sua morte, ma tuttavia… non tutti siamo sani di mente.
Sì, in quell’ultimo incontro nell’agosto del 2010 alzi la mano chi lo avrebbe definito uno statista carismatico e accattivante. Una pacchianata dietro l’altra – centinaia di ragazze reclutate come comitato di benvenuto, lui che arriva scortato dalle amazzoni, pianta la tenda beduina a Villa Pamphili, tiene una lezione sul Corano, in cui dice che dovremmo tutti convertirci, baci e abbracci con Berlusconi e noi disposti a tutto pur di mantenere quel ‘Trattato di Amicizia’ firmato due anni prima per contenere gli sbarchi e per non perdere gli investimenti dell’Eni.
Insopportabile, francamente insopportabile. E poi c’erano stati quei due missili Scud su Lampedusa, il caso Lockerbie e tutte quelle accuse di sostegno al terrorismo degli anni ‘80. Insomma, in quell’agosto del 2010 lo ritenemmo tutti assolutamente insopportabile, diciamo la verità, quindi inutile qualsiasi coccodrillo adesso.
Però il tempo passa, e man mano le cose si iniziano ad osservare anche da altri punti di vista. Anche perché si posano le acque e, soprattutto, i media spengono i riflettori e si può ragionare con tanti meno condizionamenti.

Iniziamo dal principio

Il principio è che il 1° settembre del 1969, Gheddafi, insieme ad altri ufficiali, con un colpo di Stato, ribaltò il governo di Re Idris I, giudicato troppo servile nei confronti dell’Occidente. Subito dopo si autonominò colonnello e fece approvare una nuova costituzione, che aboliva elezioni, partiti politici e, di fatto, instaurava una dittatura militare.
Però, a bocce ferme, la prima domanda è: risultò subito antipatico agli occidentali perché instaurò una dittatura, oppure perché le prime cose che fece da dittatore furono quelle di nazionalizzare le risorse petrolifere del Paese, sottraendole alle ‘Sette Sorelle’, chiudere le basi militari statunitensi e britanniche ed espellere dal Paese, espropriandone tutte le proprietà, l’intera comunità italiana ed ebraica?
Non lo so, ma il fatto che in quegli stessi anni gli Stati Uniti i dittatori erano loro a metterceli in America Latina fa pensare che forse non fu tanto una questione di massimi principi generali ad istigare l’antipatia.
Vogliamo parlare di Pinochet in Cile, della fine che fecero fare ad Allende, oppure della deposizione di Isabel Peròn in Argentina e dei desaparacidos, le dittature militari appoggiate dalla CIA in Guatemala o El Salvador, Somoza in Nicaragua, Hugo Banzer in Bolivia, Alfredo Stroessner in Paraguay? Non lo so, qualcosa mi dice che non erano i dittatori ad infastidire tanto noi occidentali, ma qualcos’altro.

Il Libro Verde

Parliamo della visione politica. Nel 1976 Gheddafi pubblicò il famoso Libro Verde, chiamato così esplicitamente parafrasando il Libretto Rosso di Mao Tse-tung, dal quale coglieva alcuni spunti, per invece prenderne le distanze in altri.
 
Cosa diceva questo libro, uscito dalla mente di un ‘turpe dittatore’? No, Signori, non era il Mein Kampf di Hitler, non c’era nessuna teoria sullo ‘spazio vitale’, nessuna razza superiore e nessun ‘inferiore’ da sottomettere. C’era scritto piuttosto che bisogna trovare una ‘terza via’, che potesse essere alternativa sia al capitalismo, che al comunismo. La definì, questa sì, con la gran dose di presunzione che si conviene ai dittatori, “la Terza Teoria Universale”.
Gheddafi in quel testo accusava i sistemi antecedenti di non essere veramente democratici, poiché in questi sistemi al popolo viene concesso solo di eleggere i loro rappresentanti, ma poi il ‘demos’ perde subito il controllo e non ha alcun reale influsso diretto sul sistema e quanto vi accade. Quindi proponeva strumenti quali il “Congresso popolare” e i “Comitati popolari”. Al tempo stesso, sosteneva che il sistema dovesse essere socialista, con risorse concentrate nelle mani dello Stato e non dei privati, ma si tenne a distanza dall’ideologia comunista vera e propria. Tra le altre cose, l’idea era anche quella di creare un’unità panafricana, che potesse essere degna di un seggio permanente alle Nazioni Unite e avere vera voce in capitolo a livello planetario, al fine di una vera multipolarità.
Realizzò nulla di tutto questo? Fu solo teoria, al lato pratico, altro che democrazia, peggio della Libia in quanto a democrazia pochi altri ve ne furono? Può darsi, ma in quel libro quello è scritto, al lato pratico sarà stato pure un altro discorso, ma la filosofia politica, magari ingenua, proprio male non era, per come scritta.

Il Grande Fiume Artificiale

Con i soldi del petrolio nazionalizzato, Gheddafi non consolidò solamente il proprio potere personale, ma fece costruire anche nuove strade, scuole, ospedali, università, case popolari e, soprattutto, fece estrarre l’acqua fossile dal deserto, per distribuirla in tutto il Paese con una delle più grandi opere di ingegneria idraulica di sempre — il Grande Fiume Artificiale. Si tratta di un gigantesco acquedotto che tutt’ora preleva l’acqua dolce di origine fossile dalle profondità del Sahara libico e la distribuisce a tutte le città della costa.
 
A proposito, il 22 luglio del 2011, pochi mesi prima delle fine del Rais, lo stabilimento di Brega, città che si affaccia sul golfo della Sirte, dove venivano prodotti i tubi impiegati nel progetto, che fino ad allora non aveva mai smesso di espandersi, venne colpito da un bombardamento NATO. Ma detto tra parentesi.

Missili su Lampedusa

È vero, lanciò due missili Scud su Lampedusa il 16 aprile del 1986, ma andarono a vuoto e, soprattutto, cos’era successo il giorno prima? Il 15 aprile del 1986 Ronald Reagan aveva autorizzato l’operazione El Dorado Canyon, un bombardamento che, secondo la giustificazione ufficiale, avvenne in risposta all’attentato alla discoteca La Belle di Berlino, dieci giorni prima. Solo che quell’attentato, quand’anche fosse dimostrata la responsabilità dei libici, causò la morte di 2 militari americani e una civile, i bombardamenti in risposta uccisero una quarantina di soldati e una ventina di civili libici.
Gheddafi a caldo dovette averla presa male, anche perché l’attacco venne rivolto proprio sul suo bunker. Quindi il giorno dopo provò a colpire la prima cosa occidentale a tiro, dove vi fossero basi americane. Appunto Lampedusa. Ma non è per giustificare, è per spiegare.

Attentato di Lockerbie e sanzioni

Il 21 dicembre 1988 esplose l’aereo passeggeri Pan Am 103 sui cieli della cittadina scozzese di Lockerbie. Morirono tutte le 259 persone a bordo e 11 cittadini di Lockerbie. L’Onu attribuì alla Libia la responsabilità di quell’attentato, dopo che un investigatore dell’FBI trovò un indizio che avrebbe ricondotto ai servizi libici. Gheddafi negò le accuse e si rifiutò di consegnare i due libici sospettati. Da qui derivò la risoluzione 748, che sancì il pesante embargo contro la Libia.
Era colpevole? Non c’entrava nulla? Non lo sappiamo. Sappiamo però due cose.
Una è che poi Gheddafi cambiò strategia con l’Occidente e, alla fine, nel 1999, consegnò i due sospetti Abdelbaset ali Mohamed al-Megrahi e Al Amin Khalifa Fhimah. Il secondo per altro fu anche assolto, mentre il primo, a quanto pare un agente segreto libico, condannato all’ergastolo nel 2001, venne rilasciato nel 2009, perché dichiarato malato terminale. Solo che morì tre anni dopo, quindi proprio tanto terminale non era e, comunque, perché lasciar rientrare in patria e dare altri 3 anni di libertà ad una persona che si sarebbe macchiata di una tale strage?
L’altra cosa che sappiamo è che nel 2004 George W.Bush revocò l’embargo alla Libia, con la motivazione che questa aveva fatto fronte a tutte le richieste di smantellamento di programmi di armi di distruzione di massa ed aveva acconsentito a tutte le ispezioni richieste, nonché perché stava effettivamente procedendo ad una fase di disarmo generale.
Quindi sorge un’altra domanda: ma se le relazioni si erano stabilizzate, indipendentemente da qualsiasi conflitto vero o presunto del passato, che bisogno c’era di farlo fuori in quel modo pochi anni dopo?

Intervento alle Nazioni Unite del 23 settembre 2009

Poco prima dell’inatteso epilogo, Gheddafi era tornato all’apice. Veniva ricevuto con tutti gli onori non solo in Italia da Berlusconi, ma incontrava anche Sarkozy, che poco dopo avrebbe scalpitato per bombardarlo, ma che si dice avesse affari fin troppo compromettenti con questi. Anzi, c’è chi dice proprio che fu per insabbiare certi affari non pulitissimi che l’allora presidente francese scalpitasse. Tra i tanti onori e riconoscimenti, ci fu anche il reintegro del Colonnello a pieno titolo alla Nazioni Unite.
Il 23 settembre del 2009, Gheddafi poté finalmente avere la parola alla 64esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite. L’intervento che, da programma, sarebbe dovuto durare circa un quarto d’ora, ne durò invece almeno una intera e mezza. Per l’esattezza, quello fu il secondo intervento più lungo nella Storia delle Nazioni Unite, dopo quello di Fidel Castro del 1960, che durò 4 ore e mezza. D’altra parte era stato quasi per tutta la vita interdetto dalla comunità internazionale e, quando finalmente gli concessero l’occasione, disse tutto quello che aveva da dire. Anche troppo.

Critica all’ONU: “Siamo solo 'Speakers’ Corner'”

Iniziò usando toni concilianti con Barack Obama, che poi, a metà discorso, avrebbe chiamato ‘amico’, perché “figlio dell’Africa e barlume di luce nel buio”, non sapendo tuttavia che di lì a poco il premio Nobel per la Pace (per la Pace!) gli avrebbe messo la NO fly zone sulla testa e avrebbe aiutato a farlo ammazzare.
Dopo aver citato genericamente temi e sfide comuni, quali cambiamenti climatici, declino dell’economia capitalista, crisi alimentare e dell’acqua, desertificazione, terrorismo, immigrazione, pirateria, ipocrisia, povertà, paura, materialismo e immoralità, passò a tutta una serie di critiche specifiche, iniziando proprio dalla stessa struttura dell’ONU. Ma attenzione, non andatevi a leggere i rapporti che fecero i media italiani, (La Repubblica intitolò: “New York, lo show di Gheddafi fra attacchi all’Onu e difesa dei talebani”), andatevi a vedere il video originale (nel link sotto). Perché non è vero che la sua critica si limitò a chiedere un seggio per l’Unione Africana al Consiglio di Sicurezza, al contrario. Pur se in un discorso qualche volta un po’ accroccato e sicuramente prolisso, quello che propose fu il superamento del Consiglio di Sicurezza. Questi, secondo la sua visione, sarebbe dovuto diventare un organo puramente esecutivo, mentre l’Assemblea, composta da tutte le 192 nazioni, sarebbe dovuta diventare il vero potere legislativo. Il Consiglio di Sicurezza sarebbe dovuto essere implementato con altri seggi permanenti, ma solo per meglio equilibrarlo. Uno sarebbe dovuto andare sì all’Unione Africana, ma uno anche a quella Europea, un altro all’America Latina e altri per altre comunità di nazioni, ma non per singole nazioni.

“Queste sono le nazioni unite: l’Assemblea che include 192 nazioni, non il Consiglio di Sicurezza, che ne include solo 5. Come possiamo essere felici della pace del mondo e della sicurezza, se l’intero mondo è controllato da sole 5 nazioni? Siamo 192 nazioni ma siamo solo come gli Speakers’ Corner che si riuniscono ad Hyde Park. Siamo semplici ornamenti, senza alcuna sostanza. Speakers’ Corner, ecco quello che siamo in questo momento”, disse testuale.

Poi parlò anche di altre cose, che i nostri giornali ridicolizzarono, facilitati dal fatto che il modo di comunicare del Rais, in effetti, si prestava, ma che, nella sostanza, non sarebbero state facilissime da contestare… se solo fossero state tradotte e mostrate nella versione originale:

  • Criticò l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA), perché non è giusto che i Paesi più potenti non fossero sotto la sua giurisdizione e perché usata solo contro i paesi più deboli.
  • Parlò del complotto sull’assassinio di John Kennedy, Martin Luther King, Saddam Hussein e chiese che venisse fatta luce.
  • Parlò di “feudalismo politico dei grandi che controllano i piccoli” e della necessità di riforma dell’ONU.
  • Espresse parole di amicizia nei confronti dell’Italia per l’accordo raggiunto, dicendo “Tutte le ex potenze coloniali dovrebbero comportarsi allo stesso modo”, riferendosi alle nostre scuse e al pagamento dei danni per la colonizzazione e quello che aveva combinato Graziani.
  • Poi fece una battuta sui talebani*, al tempo considerata assurda, ma che oggi appare avere anche una certa qual logica: “Ma se in Afghanistan vogliono fare uno Stato religioso come il Vaticano, che problema c’è? Il Vaticano costituisce un pericolo per noi? No. E se i talebani vogliono creare un emirato islamico, a noi cosa cambia?”, disse.
  • Tra le altre cose, disse anche che i vaccini non dovrebbero essere venduti, ma essere distribuiti gratuitamente, invece le grandi società farmaceutiche i virus li creano apposta per vendere i vaccini. Citato da La Repubblica di quel giorno: “le potenze occidentali hanno inventato in laboratorio l’influenza H1N1 a scopi militari o per far guadagnare le società farmaceutiche”. Quelle parole vennero poi estrapolate ed ora utilizzate per derive un po’ complottiste, ma è innegabile che dietro alla disgrazia del Covid-19, che sia da laboratorio o di origine naturale, vi siano anche forti interessi da parte delle case farmaceutiche. Altrimenti non si spiegherebbe per quale motivo un italiano vaccinato in Russia con lo Sputnik V non possa avere il green pass quando rientra in Italia.
Quel discorso venne interpretato a piacimento, presentato dai media occidentali come i vaneggiamenti di un pazzo e ridicolizzato. Ad ogni buon conto, la versione originale è qui sotto, doppiato in inglese e anche sottotitolato in italiano. Chi vuole, può farsi un’idea da sé. Certo, sarebbe stato meglio farsi un’idea da sé PRIMA di farlo fuori in quel modo, ma d’altra parte qualche media vi ha mai fatto vedere e tradotto l’originale tra il 23 settembre 2009 e il 20 ottobre 2011?

Conclusione

Conclusione, il 20 ottobre 2011, senza mandato ONU alcuno, Gheddafi veniva individuato dai droni americani, attaccato dagli aerei francesi, infine catturato, torturato e ucciso dai ribelli del Consiglio nazionale di transizione. Nessuno sano di mente ne farà mai pubblicamente un’apologia, ma non tanto perché significherebbe ammettere una simpatia che in realtà non esiste, quanto piuttosto perché significherebbe dover affrontare il tema di tutte le contraddizioni e le doppie morali del nostro Occidente. Significherebbe anche dover parlare di Diritto Internazionale, di cosa significhi questa espressione in un mondo in cui è considerato normalissimo bombardare alcuni paesi, perché lì vi è una dittatura, e al tempo stesso foraggiarne altri, affinché una dittatura vi venga posta o prosperi, purché di segno diverso e confacente.

Articolo apparso su Sputnik Italia il 22.10.2021

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