Chi vive la scuola dall’esterno non sa che questa follia è figlia di un percorso che nasce dall’introduzione dell’autonomia, fiore all’occhiello della riforma Berlinguer di inizio terzo millennio. Non entro nel merito delle storture di questa cosiddetta riforma, mi limito qui solo a sottolineare che con essa la scuola imbocca la fase agonica, oggi post-agonica. Autonomia vuol dire che ogni scuola fa da sé. Per quanto riguarda le nuove iscrizioni, ogni singola scuola deve darsi da fare, altrimenti le famiglie si indirizzano verso altre più capaci di pubblicizzarsi. E più una scuola ha iscritti, più il Ministero dà finanziamenti, e più finanziamenti, più progetti, inutili, ma da nomi altisonanti, e più progetti, meno didattica. La didattica, quella frontale poi non ne parliamo, è roba passata, ripetono nei collegi gli ossequiosi dirigenti. La scuola deve presentare un’“offerta formativa”, di quelle capaci di convincere i genitori/clienti a scegliere quell’istituto e non altri, per i propri figlioli. In linguaggio di marketing, possiamo dire che la scuola deve essere attrezzata a vendere la propria immagine. Quindi, quando ci si lamenta che i genitori, in particolare le mamme, sono troppo invasive, si ricordi che questo accade perché i dirigenti “devono” dar conto del proprio operato alla propria clientela. E se qualche docente non ci sta, che non rompa le palle, stia zitto e mosca!
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