Non è il virus da contenere

Non è il virus da contenere, ma l’uomo

La scuola riapre a singhiozzo, nella mia (istituto superiore di Roma) oggi è stato il primo giorno, ma solo per le prime e le seconde, (comunque non intere, ogni classe è stata divisa in due), solo la prossima settimana entreranno le altre del triennio. Dire che la confusione regna sovrana è solo la triste fotocopia della realtà fattuale, ma per essere onesti bisogna dire che ciò non dipende dai singoli istituti, questi hanno fatto chi più chi meno del loro meglio; è che dal ministero sono venute indicazioni e controindicazioni di tutti i tipi, norme confuse e inapplicabili, per cui dirigenti scolastici, insegnanti, personale Ata, ognuno per il suo ambito di competenza, tenderanno ad applicare le norme nel modo più zelante immaginabile per il semplice motivo di mettersi al riparo da probabili spiacevoli denunce. Ciò inevitabilmente contribuirà a determinare un clima di generale confusione. La drammatizzazione, o forse meglio parlare di terrorismo psicologico, di questi ultimi mesi non poteva che determinare una situazione del genere. Per cui è davvero difficile pensare che in tempi brevi la scuola possa incamminarsi verso la normalizzazione. Una cosa è certa, non si può fare scuola con la mascherina sulla bocca. Per cui la Dad, la didattica a distanza, al momento sembra essere l’unica vera alternativa.F

Oltre la scuola, bisogna cogliere in quanto sta accadendo il senso di un epocale cambiamento che riguarda le nostre società. Cacciari, in un’intervista parla chiaramente di un colossale esperimento in corso e di come si potrebbe organizzare la vita in tantissimi settori nel futuro. «Lavoro a distanza, scuola a distanza, tutti distanti e tutti insieme davanti allo scherma del computer». Inevitabile la domanda del giornalista: «Non teme di risultare un po’ complottista?». «No, perché questo avviene in termini del tutto naturali» risponde Cacciari. «Sarebbe come pensare che sia un complotto un terremoto. Le grandi trasformazioni storico-sociali avvengono come i terremoti: nessuno li vuole, nessuno li produce, nessuno li progetta, sono immanenti allo stato di cose».

Non c’entra un fico secco il tema del complottismo né tanto meno del negazionismo (orrida parola), c’è solo da capire che questa epidemia, dal tasso di mortalità dello zero virgola zero zero eccetera, sta diventando una ghiotta occasione per rivisitare le regole dell’intera organizzazione sociale del lavoro. Ecco spiegarsi la grande drammatizzazione, di cui i comunicatori sociali (mass-media), i governanti, le varie istituzioni scientifiche sono pura espressione dialettica

Da leggere il bell’articolo del Pedante, pubblicato sulla “Verità di ieri (domenica 13 settembre), intitolato “Nella corsa alla disinfezione sociale non è il virus da contenere, ma l’uomo”.  Il Pedante (pseudonimo di Stefano Mantegazza) parla dei danni causati dalla privazione della presenza e del contato fisico delle persone a sé care. Il Pedante si richiama all’appello diffuso in rete da centinaia di psicologi e psichiatri (https://comunicatopsi.org/), nel quale si avverte che «l’isolamento è da sempre associato a conseguenze sul piano psichico e somatico che comportano una caduta delle possibilità di resilienza e di corretto funzionamento del sistema immunitario». Perché «le relazioni familiari quanto quelle sociali, per potersi strutturare ed evolvere, hanno bisogno di potersi appoggiare continuativamente ad una presenza fisica e di potere essere vissute con fiducia, e non con sospetto e cono paura». Infatti «instillare nelle persone, e ancor di più nei bambini, il timore di un “nemico invisibile” di cui il prossimo può essere portatore, equivale ad impoverire od annichilire ogni possibilità di crescita, scambio, arricchimento; equivale in sostanza a cancellare ogni possibilità di vita intensa e felice». Ma comunque la si pensi sull’infezione che sta terrorizzando il mondo, «lo sbilancio tra il rischio sanitario che “può” interessare una “parte” della popolazione e la “certezza” di infliggere “a tutti” un danno esistenziale gravissimo o irreparabile, è talmente macroscopico da non meritare una discussione. Basterebbero le basi dell’insiemistica per affermare che non si può salvare qualcuno condannando tutti». Il Pedante poi passa a considerare le linee guida del “New York City Health Department nelle quali si dice papale papale che il sesso più sicuro è quello con noi stessi. Con la masturbazione il Covid-19 non verrà diffuso. Ovviamente con l’accortezza di lavarsi le mani (e tutti i giocattoli sessuali) con acqua e sapone per almeno 20 secondi prima e dopo il sesso. «Sei tu» scrivono gli esperti americani, «il tuo partner più sicuro». I più irriducibili possono praticarla «in compagnia». «I rapporti di coppia» scrive il Pedante, «sono ammessi in seconda scelta, ma solo tra persone che già convivono. Quindi niente nuove coppie: e senza nuove coppie non ci sarebbero nuovi concepimenti e gravidanze, né quindi nuove persone».

Conclusione amara del Pedante. «Non è perciò il virus da contenere, ma gli uomini: localizzati, imbavagliati, braccati, disinfettati e reclusi, accerchiati da un crescendo di condizioni e divieti che dal quotidiano si sono spinti nel tabernacolo del senso, dell’accudimento e della generazione delle loro vite.»

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